N.01
Gennaio/Febbraio 2022

Ho visto accendersi un fuoco!

 

Ho cercato al di là del visibile,
ho ascoltato, ho atteso,
ho guardato e osservato… 
Ho visto accendersi un fuoco! 

 

Vite ardere all’ombra del Carmelo, svilupparsi come fiamma nel seno di una vita preghiera: raccolta, celebrata, data; scaturire da un incrocio di sguardi: quello di Dio che ogni giorno propone il suo amore fedele, e il loro sguardo di donne che aspettano, che desiderano, sostano, cercano. Uno sguardo forte e luminoso che entra nei loro silenzi interiori per “svelarle ” e poi dimorare.

Così è per Daniela, Lisa, Maria, Raffaella… per tutte loro chiamate a rimanere dentro lo sguardo di Gesù, in una dimensione di silenzio e ascolto, di lavoro e fraternità, di preghiera liturgica e personale… di offerta e intercessione, di semplicità ed essenzialità; di stabilità notte e giorno nella Parola. Stare con, partecipare allo sguardo di Dio sugli uomini, sulle cose e sugli eventi e progressivamente arrendersi alla grazia che continuamente le attira.

Così ho visto accendersi un fuoco in questo gioco di sguardi e così le vedo ogni giorno raccogliere l’eredità del “primo monaco”: stare davanti a Dio ardendo e contagiando tutto il mondo con la loro fiamma; così le vedo percorrere nella semplicità del quotidiano, con in cuore il fuoco di Elia, la via della Parola divenire fuoco per tutti.

Ho visto accendersi un fuoco guardando a Maria ” Signora del Luogo “che con il roveto ardente nel cuore, con la Parola che diviene carne in lei, interamente centrata sull’Altro, “custodisce” e parte “in fretta” battendo la via della Parola

Le ho viste ardere, guardando ai santi Padri, i primi eremiti del monte Carmelo, “figli dei profeti”, abitati dalla Parola, centrati su Gesù Cristo. Le ho viste come raccolte presso la “fonte di Elia” e, riallacciate al grande profeta, proseguire sulla Via Parola, solcando con la vita una tradizione spirituale che penetra nella Scrittura.

Le ho viste accese di amore per La Regola, (ricevuta dal Patriarca di Gerusalemme, Alberto, fra il 1206 e il 1214): “meditare giorno e notte la Legge del Signore”, nella solitudine e nel silenzio.  

Ho visto accendersi un fuoco, osservandole vivere “nel tempo, senza tempo” al ritmo della lode, dell’offerta, della supplica e dell’intercessione, del lavoro condiviso e della fraternità gioiosa; nell’annuncio silenzioso e nascosto, nella logica del seme che, se non marcisce e muore, non può portare frutto.

Ho visto accendersi un fuoco e compromettere fiduciosamente la loro pochezza nell’esperienza del Tutto/nulla, in un lasciarsi coinvolgere in modo radicale, appassionato e totalizzante dalla volontà che Dio ha di scommettersi per l’uomo.

Ho visto accendersi un fuoco, guardandole “sprecare” la loro esistenza “limitandosi” nello spazio ma abitando e amando il mondo, versando il profumo della preghiera per ogni uomo, balsamo di consolazione alle ferite intercedendo con cuore di carne, dal profondo, dal di dentro, a portare Dio all’umanità e l’umanità a Dio e ad indicare un'”oltre”, una meta eterna che trascende ogni orizzonte terreno.

Ho visto divampare un fuoco nel rapporto di tenera amicizia e fiducioso abbandono in Dio, nel desiderio più profondo del loro cuore di vivere in comunione costante con Lui. Le ho viste incendiare per questa ragione di vita, per questo respiro della loro anima, le ho viste lasciarsi coinvolgere dal donarsi di Dio per amore, le ho viste lasciarlo vivere e amare in loro.

Ho visto accendersi un fuoco nel loro impegno lieto di vivere per l’Unico, nell’Unico e con l’Unico necessario, le vedo come voce che dà testimonianza alla Luce, che seminano continuamente frammenti di sole dentro le vene della terra; che con i loro peccati e le loro ombre, con tutte le cose che sbagliano e non capiscono, con le loro fragilità nonostante tutto, loro annunciano con la vita che Dio è luce.

Ho visto accendersi un fuoco in vite vuote come conche, in cui Dio può manifestarsi, può vivere ed essere intravisto. Le vedo senza nessuno scopo esplicito, rinunciare a ogni ruolo con il solo nudo nome di monaca o sorella, le vedo esistere per essere con Dio, per rispondere, con l’intera esistenza, all’invito rivolto da Gesù ai suoi discepoli: «Rimanete nel mio amore (Gv15,9)».

E quando chiedono loro: “Tu, chi sei”? le vedo rispondere: “Io non sono”, sentendosi chiamate solo ad essere quella voce che ha la Parola dentro, a far coincidere, la loro testimonianza con il diminuire e lo scomparire della loro persona, a vivere nella stabilità degli spazi e nel nascondimento per estendere i confini del cuore alle dimensioni del mondo.

Ho visto accendersi un fuoco in un silenzioso e continuo indicare il Maestro.