N.03
Maggio/Giugno 2022

L’insostenibile spensieratezza adulta

“La crociata” di Louis Garrel

Abel, Marianne e il preadolescente Joseph: li avevamo conosciuti nell’arguto ed esilarante L’uomo fedele”. Il regista Louis Garrel, nei panni anche dello stesso Abel, ce li affida nuovamente nella sua brillante opera breve “La crociata”. C’è qualcosa di “seriale” in questo proseguimento dei personaggi, ma non troppo da guastare la spiccata autorialità che il figlio di Philippe Garrel dimostra di possedere. In questa operetta, dedicata e scritta con lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière, mancato recentemente, i figli vendono di nascosto i beni di lusso dei genitori impegnati nella loro routine borghese da non accorgersi che quegli oggetti in casa non ci sono più.

Costituitisi in un’organizzazione internazionale giovanile, minorenni solo all’anagrafe, i ragazzi utilizzano i proventi delle vendite on line per salvare il pianeta con progetti concreti oppositivi al “bla bla” degli adulti, stigmatizzato dall’attivista Greta Thunberg. Impegnati con stile manageriale nel mettere a dimora laghi e fiumi nelle aree desertiche dell’Africa, i giovani sono pienamente a loro agio nell’utilizzare le risorse che hanno a disposizione per progettare il futuro. 

Parafrasando Matteo Lancini, psicoterapeuta esperto di adolescenza e autore di “Cosa serve ai nostri ragazzi” (Utet, 2020), mentre eravamo impegnati a farci vedere dall’insegnante per recuperare nostro figlio a scuola in un giorno di pioggia tra miriade di ombrelli dopo esserci scapicollati giù per le strade della città, i nostri figli stavano nel frattempo prendendo appuntamento per obiettivi di vita più significativi dei nostri, per crociate meno imbarazzanti di quelle dichiarate dai padri e madri boomers o della generazione X. 

Garrel gioca con disinvoltura con i piani del condominio della nostra società, con la confusione dei ruoli e delle vocazioni e inchioda senza acredine l’adulto al muro della vergogna con la tiepida reazione del padre Abel, alle prese con stilosi tentativi di raccolta differenziata e la madre Marianne che, dismesso l’abito Dior, scopre l’Africa. 

Joseph è la cartina tornasole delle sabbie mobili in cui stanno sprofondando i figli del nuovo millennio: confuso quel tanto da non sapere se a 13 anni deve infilarsi ancora nel lettone, se davvero deve salvare lui il pianeta, se deve credere di aver fatto l’amore con una ragazza più grande di lui, se deve farsi prestare un cagnolino per girare nel quartiere di una coetanea che vorrebbe frequentare senza ansie erotiche o se deve soltanto ballare recuperando un po’ di quella leggerezza giovanile finita nel cassetto sbagliato della cabina armadio di una delle tante case dove gli adulti sono spensierati e gli adolescenti preoccupati. 

 

 

Schermi paralleli: Sullo stesso tracciato si muove il film “Una famiglia vincente. King Richard” di Reinaldo Marcus Green, con Will Smith. Non (solo) la biografia di due campionesse di tennis, Venus e Serena Williams, ma uno sguardo sulla famiglia, racconto di genitori avamposto di coraggio, valori e resilienza (Sergio Perugini).