N.05
Settembre/Ottobre 2022

Effetti normali: operaie tra gli operai

«Torno a casa la sera, stanca e ho ancora nelle orecchie il rumore del rullo trasportatore. Le gambe fanno un po’ fatica stasera ad inginocchiarsi davanti al Signore, ma penso che Lui non si offende se per stasera gli parlo anche da seduta. 

Porto ancora negli occhi e nel cuore le parole di Sara, la mia collega che proprio oggi mi ha raccontato quanto è preoccupata per suo figlio che dovrà essere operato. E poi c’è Giulia che stasera era proprio arrabbiata con la figlia che non ha ancora deciso se vuole andare avanti con gli studi o cercare lavoro e intanto sta seduta sul divano, mentre sua madre si spacca la schiena facendo due lavori per mantenere la famiglia. E poi sorrido perché Salvo, prima di timbrare il cartellino, mi ha mostrato con entusiasmo l’ultimo fumetto che ha disegnato: lui studia all’accademia e lavora per mantenersi gli studi. Mi si stringe ancora il cuore pensando allo sguardo di Arianna, quando mi ha detto che non gli avrebbero rinnovato il contratto. “Coraggio” le ho detto, “e se hai bisogno sai che ci sono”, ma come posso aiutarla?

C’è buio, ma sento da lontano il rumore della porta. Una sorella sta rientrando dopo una serata in parrocchia, con gli adolescenti. C’è ancora fuori casa un’altra sorella, che è andata in un’altra città per una testimonianza vocazionale. 

Stamattina, nell’andare a messa in parrocchia, abbiamo incontrato Francesca con il piccolo Giorgio. Sta crescendo il piccoletto! Ancora ricordo quando, tempo fa, tornando da una passeggiata, una sorella ha insistito tanto per andare a conoscere quei vicini di casa che ancora non conoscevamo, ma che avevano appena appeso fuori dal cancello un bellissimo fiocco azzurro. È bello vedere come ora ci saluta con entusiasmo e come dice al piccolo: “Ecco le nostre vicine di casa, le suore!”. 

Chissà se la nostra sorella, a Torino, è riuscita finalmente a trovare lavoro? È tempo che porta curriculum ovunque, ma con scarsi risultati. Davvero capiamo come si sente tanta gente che cerca lavoro! Poi, sai, assumere una suora non è poi cosa così scontata. Quando penso alle facce dei miei colleghi quando scoprono che sono una suora… sarebbero veramente da filmare! 

Oggi pomeriggio ho intravisto in sala Stefania, una signora che abita qui in quartiere e che ogni tanto passa a casa nostra, una sorella le ha stampato l’ennesimo curriculum da portare in un nuovo negozio e ha chiacchierato un po’ con lei, incoraggiandola: forse questa è davvero la volta buona!

E chissà se in diocesi sono riusciti ad organizzare quella messa nell’acciaieria qui vicino! La sorella che lavora lì per la Pastorale Sociale e del Lavoro andava proprio stamattina ad incontrare il dirigente aziendale. Speriamo bene!

Salgo in camera ed esco in terrazzo per chiudere le imposte. Mi scappa uno sguardo al cielo stellato, che bello! Sì, Signore, tu riempi le nostre giornate con tanti volti… e ci stupisci sempre! 

“Amanti appassionati di Dio diventano necessariamente amanti appassionati dell’uomo”, diceva sant’Arcangelo Tadini. Di certo mai si sarebbe immaginato, quando nel 1900 ha avuto la coraggiosa intuizione di inviare donne consacrate a lavorare nelle filande accanto alle lavoratrici, che le Suore Operaie oggi sono sparse in 3 continenti e che sono lanciate nei lavori più disparati: chi fa la cassiera in un supermercato, chi fa la segretaria in una concessionaria, chi lavora in magazzino, chi in una piantagione di tè, chi in un bar, chi in un dispensario, chi in un negozio di telefoni… c’è perfino chi lavora in smart working con colleghi dall’altra parte del mondo! Per non parlare poi di chi lavora 24h al servizio della comunione della Congregazione, chi per la formazione, chi per la pastorale sociale o vocazionale.

Insomma, il verbo lavorare può essere coniugato in tantissimi modi e tempi, ma ha sempre e solo una radice: Nazareth. 

Sei tu, Gesù lavoratore, il motore e il cuore di tutto questo. A Nazareth, nella quotidianità di una borgata di provincia, tu, Figlio di Dio, non hai disdegnato di prendere tra le mani la pialla, la sega e i tanti attrezzi che, giorno dopo giorno, hai imparato ad usare per lavorare con Giuseppe nella sua bottega di carpentiere. Anche tu, come noi, hai scoperto i ritmi e i segreti di un lavoro che solo con la pazienza e il tempo hai fatto veramente tuoi, abituando le tue mani a gesti e azioni che diventano piano piano sempre più spontanei e abituali. Hai incrociato volti, sguardi, hai ascoltato gioie e fatiche, accogliendo sorrisi e lacrime, lamentele ed incoraggiamenti. 

Buonanotte a te, dolcissimo Signore, che a Nazareth ti addormentavi con negli occhi la pacca sulle spalle di Giuseppe, pieno di soddisfazione per il tuo ennesimo lavoro ben fatto e con nel cuore la carezza di Maria: con dolcezza avrà asciugato la tua fronte che, prima di essere contornata da una magnifica aureola, è stata di certo bagnata di sudore. 

Buonanotte Signore, ti affido tutti i volti incontrati oggi e quelli che porto nel cuore. Sono certa che anche domani tu saprai stupirmi… con effetti normali!».