N.04
Luglio/Agosto 2023

Come vite feconda (Sal 127,3)

Il Sal 127, dal quale è tratto il versetto citato nel titolo di questo contributo, si articola in due strofe, rispettivamente i vv. 1-2 e 3-5, che sembrano affrontare temi diversi: da una parte, infatti, si ripete tre volte che lo sforzo umano è vano senza il Signore. Le affermazioni dei primi versetti suscitano un interrogativo fondamentale: se perfino le attività umane più fondamentali, come quella di costruire una casa e di proteggere una città, sono considerate infruttuose, allora quale effetto duraturo può ottenere una persona dai suoi sforzi? Dall’altra, i vv. 3-5, che costituiscono la seconda parte del Salmo, rispondono al problema del significato dell’esistenza umana posto all’inizio della preghiera. Attraverso la crescita e l’educazione dei suoi figli un uomo consegue, ottiene, ciò che gli permette di dare un significato alla sua vita. Il v. 3 recita: «Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo». Questa affermazione viene ulteriormente specificata nel v. 4, che contiene una metafora: «Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza». Come le frecce sono lanciate dall’arco verso obiettivi distanti, così i figli, quando sono adeguatamente educati, trasmettono i valori del padre nella società umana delle successive generazioni.

La riflessione proposta dal Sal 127 è molto interessante e attuale: se si considera solo lo sforzo umano, allora la vita di una persona non è niente più di una goccia di rugiada che il sole della storia successiva fa evaporare rapidamente. Tuttavia, i vv. 3-5 forniscono un nuovo orientamento a questa riflessione esistenziale: sorpresi da un nuovo dono di Dio, ci viene infatti offerta una possibilità quando pensavamo che tutto fosse perduto. Sebbene la costruzione di una casa e la protezione di una città siano imprese vane se il Signore non presiede alla loro realizzazione, tuttavia il singolo individuo può dare un contributo permanente alla società attraverso l’attenta educazione dei suoi figli. In questo senso si potrebbe interpretare la fine del v. 4, in cui si specifica che si tratta di “figli avuti in giovinezza”, cioè di figli che i genitori hanno potuto formare nel tempo,

Si comprende allora il fatto che i figli siano considerati sia un dono che un compito che i genitori sono chiamati a svolgere. Da una parte, infatti, i figli sono un dono di Dio, e questa idea è simile a quella che è espressa nei versetti iniziali dal Salmo (1-2) nella quale i figli sono presentati come “eredità del Signore”, cioè appartengono a Lui. L’atto di avere figli, infatti, non dipende solo dallo sforzo umano, come mostrano molte storie bibliche, tra le quali quella di Sara, Rachele, Anna, ecc., e come sanno anche molte coppie attuali.

Dall’altra, però, i genitori sono chiamati ad educare i loro figli, un’affermazione che assume oggi un significato diverso da quello che aveva nel Sal 127, che però rimane ugualmente valido. Il Salmo, infatti, fa riferimento ad un periodo in cui non era ancora maturata l’idea di una vita dopo la morte; in questo senso, i figli portavano avanti il nome del padre, gli assicuravano visibilità, promuovendo anche i valori fondamentali della famiglia. Oggi la fede nella risurrezione potrebbe indurci a sminuire il valore che i figli hanno in rapporto al ricordo della famiglia, ma non è così.

Il Sal 127 offre materiale interessante alla nostra riflessione, perché, da una parte, ci invita ad affrontare la questione dell’inutilità dell’esistenza e dell’attività umana che si sviluppa senza fare riferimento al Signore. In un’epoca ipertecnologica, come la nostra, è utile, anche istruttivo, prendere coscienza di questa fondamentale verità di tipo esistenziale.

Dall’altra, però, suggerisce chiaramente un modo attraverso il quale le persone possono realizzare il progetto di Dio, ad esempio, accettando il dono dei figli ed impegnandosi ad educarli in maniera responsabile.

Nella tensione tra ricompensa e dono, tra sforzo umano ed accettazione dell’eredità divina, si colloca la vocazione alla sponsalità a cui il Salmo allude. In modo essenziale, ma significativo, il testo biblico provoca la nostra riflessione e ci invita a riconoscere la presenza benedicente del Signore nella nostra quotidianità, fatta di casa, figli, città, lavoro.