N.06
Novembre/Dicembre 2024

In cerca della propria strada

Francesca Comencini dirige Il tempo che ci vuole, diario personale di cadute e risalite. Un omaggio alla figura paterna e alla storia del cinema.

Una corrispondenza, un dialogo mai interrotto tra un padre e una figlia, tra un maestro e un’allieva. È Il tempo che ci vuole, il nuovo film di Francesca Comencini – suoi Mi piace lavorare. Mobbing (2004), Gomorra. La serie (Sky, 2014-19) –, presentato fuori Concorso all’81a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia e nelle sale da settembre 2024. L’autrice (ri)apre i cassetti della memoria raccontando il suo rapporto con il padre Luigi, maestro del cinema italiano, dalle atmosfere sognanti dell’infanzia alla stagione della ribellione coincisa con gli anni di piombo e il rapimento di Aldo Moro. Un viaggio emozionale, tra dolcezza e malinconia, che si muove tra pubblico e privato. Con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano.

La storia. Roma, inizio anni ’70. Luigi Comencini è al lavoro sul progetto Rai “Le avventure di Pinocchio”, dal romanzo di Carlo Collodi. Spesso condivide le sue idee con la figlia Francesca, che coinvolge anche durante le riprese. Nel corso degli anni il legame passa dalla fase giocosa agli scontri tra un padre in apprensione e una figlia che sente l’eco della ribellione politico-sociale negli anni ’70-’80. Un viaggio tra Roma e Parigi, tra schermo e realtà…

“Dopo tanti anni passati a fare il suo stesso lavoro – confida la regista – cercando di essere diversa da lui, ho voluto raccontare quanto ogni cosa che sono la devo a lui: ho voluto rendere omaggio a mio padre, al suo modo di fare cinema, al suo modo di essere”. La Comencini tratteggia un racconto a due voci, riavvolgendo il nastro dei ricordi familiari e professionali. Il suo fare cinema, la scelta di essere una regista, lo deve al padre Luigi; ma ancor di più, deve a lui il suo essere una donna solida e risolta, la vittoria nella battaglia contro dipendenze e fragilità.

Con grande coraggio l’autrice apre il proprio album di memorie, mostrando tutto di sé e del rapporto con il padre: dagli aneddoti casalinghi e sul set, al momento in cui il grande regista mette da parte l’arte per seguire il percorso di ripresa e riscatto della figlia, prigioniera di anni difficili, di sirene politico-sociali corrosive. Il tempo che ci vuole è un film intimo votato alla condivisione, perché ci parla di un padre e di una figlia, ma anche della storia del cinema italiano e della sua valorizzazione nella memoria condivisa. Racconto onesto, dolce, marcato da poesia. 

 

Schermi paralleli: Sul tracciato di storie di riscatto, la serie Tutto chiede salvezza (2022-24, su Netflix) diretta da Francesco Bruni, dal romanzo di Daniele Mencarelli, con Federico Cesari e Fotinì Peluso. È la storia di Daniele, ventenne con dipendenze che dopo un Tso in un centro ospedaliero cambia rotta e si iscrive a Scienze infermieristiche, desideroso di aiutare chi attraversa un periodo di fragilità e sbandamento. Serie acuta e coinvolgente, segnata da qualche furbizia narrativa, che si confronta con un tema spinoso, di stringente attualità.