In cielo saremo tutti monaci
“Esistono persone che non possono aspettare la morte per vivere di questa relazione assoluta, nuziale, con Dio. È la fretta dell’amore”.
Riportiamo qui uno stralcio di un dialogo di un anonimo con un monaco, nel quale emerge il cuore della vocazione di ogni monaco… e, in fondo, la vocazione di ogni battezzato.
Non credere che sia Dio a farsi attendere, a farsi cercare. Siamo piuttosto noi che lo facciamo attendere. Lui arriva sempre per primo all’appuntamento; ci precede come ha preceduto la samaritana al pozzo di Giacobbe.
Ci precede dall’eternità. Fin d’allora ci attende, ci conosce, ci sceglie come un fidanzato sceglie la sua amata fra tante. È Lui il grande innamorato, il grande assetato che ci chiede da bere, che ha sete d’incontrarci.
Siamo noi che non ci facciamo trovare, che lo lasciamo senza risposta.
Conosci quel passo del libro del profeta Osea dove Dio dice: “L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”? Per parlarci al cuore Dio non può far altro che condurci nel deserto, come fece col suo Popolo. Un deserto interiore, dove apparentemente la vita è scomparsa, morta ogni speranza; dove ci ritroviamo soli dinanzi alla nudità di quello che siamo, senza più maschere, senza più falsi personaggi. È il solo modo che Dio ha per ridurci al silenzio. È il solo modo che ha per renderci capaci di accorgerci di Lui, della sua presenza, del suo silenzioso grido: “Dammi da bere!”
Un giorno dunque ognuno di noi si è ritrovato interiormente in questo deserto, in questo grande silenzio. Niente nella vita ormai ci attirava.
Allora abbiamo cominciato a sentire un certo toc-toc alla porta della nostra libertà. Da tanto tempo Dio bussava, ma prima ci era impossibile farci caso. Per tanto tempo aveva atteso in silenzio con una pazienza di cui non abbiamo nessuna idea.
Non appena abbiamo sentito bussare, siamo corsi ad aprire. Abbiamo riconosciuto in Colui che bussava, nel suo volto, nei suoi occhi, questo Tu che tanto cercavamo. È stato per noi scoprire Dio come una Persona. Prima restava per noi un concetto, un’idea. Avevamo di Lui una nozione, più o meno giusta. Era il Dio della nostra infanzia, un Dio forse noioso, un po’ troppo moralista, un Dio lontano. Oppure era il Dio dei nostri ideali di pace, di giustizia, di libertà… Ora invece Dio diventava per noi una Persona, una Persona vivente, concreta, ben più concreta di tutto quel che vedevamo, sentivamo, toccavamo…
Una Persona che si interessava a noi, a me, personalmente, una Persona che ci amava…
[…]
Per noi questo incontro ha preso un carattere assoluto, esclusivo. Proprio come questo mercante di perle di cui ci parla il Vangelo. Trovata la perla preziosa abbiamo sentito il bisogno di vendere tutto.
Vedi, in cielo saremo tutti monaci, perché Dio sarà tutto in tutti. Ognuno avrà con Lui una relazione diretta, personale. Dio avrà tutti i diritti sul suo cuore.
Esistono persone che non possono aspettare la morte per vivere di questa relazione assoluta, nuziale, con Dio. È la fretta dell’amore. Perché aspettare ancora?
(Anonimo, Dialogo con un monaco, pp. 14-16)