N.06
Novembre/Dicembre 2003

Vita consacrata, cultura vocazionale e territorio

L’iniziativa di questo Forum è un servizio di comunione che il Centro Nazionale Vocazioni offre a tutti voi che siete responsabili della pastorale vocazionale dei vostri Istituti. 

Il tema del Forum è: “La vita consacrata nell’impegno ecclesiale a favore di una nuova cultura vocazionale nel territorio. Come?”. Questo interrogativo ci unirà in questi giorni per cercare risposte, in questo ci sosterrà lo studio, la riflessione comune, la ricerca comune, lo scambio d’esperienze, ma anche l’amicizia, una fraterna amicizia, che si realizzerà tra di noi.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato, la parola della Chiesa, ci offrono già alcuni punti fermi, alcuni orientamenti molto concreti per dare risposta all’interrogativo del Forum, a questo “Come?” che sta accompagnando, in questi anni, le varie proposte del Centro Nazionale Vocazioni. Come, allora, la vita consacrata può favorire una cultura vocazionale? Sono parole molto precise: su questo si giocherà l’annuncio, la proposta e l’animazione vocazionale, la pastorale vocazionale dei prossimi anni. Tre sono le sorgenti: la vita consacrata, la cultura vocazionale e il territorio. Come? La Parola di Dio, la parola della Chiesa, ci offrono e ci confermano alcuni punti fermi. 

Partiamo dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, che è già stata – anche se brevemente – oggetto di meditazione e di riflessione personale. Ecco la risposta puntuale della Parola di Dio a questo “come”. 

1) Comportarsi – quindi comportiamoci, comportatevi – in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto. Io vi inviterei a ritornare alla sorgente della vostra vocazione cristiana, a partire, appunto, dalla nostra vocazione battesimale cristiana. Vi dico questo, con molta semplicità, con l’augurio di un santo monaco che molti di voi hanno conosciuto, o del quale forse avete letto qualche riflessione, l’Abate Calati di Camaldoli. Questo vecchio abate, quando sono stato nominato vescovo, mi fece questo augurio semplicissimo: “Don Italo ricordati di essere un vescovo cristiano”.Quindi comportiamoci in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto. Credo che valga per tutti questo semplicissimo augurio. Esso specifica bene quanto dice san Paolo. Potrà sembrare superfluo per un vescovo: “ricordati di essere cristiano”, ma, religiosi e religiose, sacerdoti, tutti noi ricordiamoci di essere cristiani, così saremo degni della vocazione che abbiamo ricevuto. 

2) La Parola, nel testo di Paolo (Ef 4,1 ss.), ci offre ancora questo punto fermo : un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, quella della vostra vocazione. Questo desidero dirvi: siate testimoni di comunione e speranza. Quanto questa Parola oggi risuona, ricircola nella nostra riflessione personale o comune? Ecco, io credo che il mondo di oggi sia lacerato, sfiduciato, perciò ha bisogno di testimoni del Risorto. In concreto, basta ritornare agli Atti, laddove si dice: “Guarda come si vogliono bene”. In questa proposta della Parola di Dio ci sono questi due punti fermi: cristiani che si vogliono bene. 

3) Finché – come ci ha detto S. Paolo – arriviamo tutti allo stato di uomo – uomo o donna –, di persona perfetta, alla maturità di Cristo. Questa maturità è possibile percorrendo un’unica strada. Ricordo che, in un convegno di qualche anno fa sul tema “Ascesi e vocazione”, proposi ai giovani (animatori, educatori alla fede, operatori vocazionali) quale strada verso la maturità di Cristo quella segnata dal Maestro: la Croce. Il discepolo sulla via della Croce. Per prendere la forma del Maestro, per conformarsi a Cristo, deve prendere forma sulla Croce. Questa è la nostra formazione, la cosiddetta formazione permanente.

Il testo che è stato scelto puntualmente ci indica quanto ho detto. 

La parola della Chiesa che abbiamo ascoltato ci offre inoltre altri tre punti fermi per rispondere all’interrogativo: La vita consacrata nell’impegno ecclesiale a favore di una nuova cultura vocazionale sul territorio. Come? 

La Parola quindi ci ha detto:

1) Cogliere la bellezza della propria identità nella varietà carismatica.

2) L’incontro di solidarietà tra Istituti di Vita Consacrata. Incontro e solidarietà. Incontro che non può essere formale, mai; e solidarietà che non può essere astratta, ma concreta.

3) Amare la famiglia dell’altro come la propria.

Ecco, io credo che queste indicazioni della Chiesa non hanno bisogno di commenti ma ci offrono le coordinate di riferimento per rispondere a questo nostro interrogativo. 

Affidiamo, quindi, questo interrogativo all’azione dello Spirito, perché davvero possa farci tornare nelle nostre comunità a servizio della pastorale vocazionale dei giovani e dei ragazzi di oggi ma con questi sentimenti, che sono i sentimenti di Cristo e della Chiesa. Amen.