N.01
Gennaio/Febbraio 2012
Studi /

Si può fare…1 -L’anelito per giungere a qualcosa di grande nella vita

  1. Oltre la crisi economica

«L’Italia può e deve farcela»: così il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel suo messaggio di fine anno, ha esortato con molta forza ad avere fiducia. Un appello che è piombato come un macigno all’interno di una società come la nostra in pieno disorientamento. Certo, nessuno, con i tempi che corrono, sotto il bombardamento quotidiano dei problemi finanziari da parte dei media, nessuno può sottrarsi alla legge dei numeri e tutti fanno scorrere come un pallottoliere il proprio cervello nel tentativo assillante di far quadrare, in qualche modo, i calcoli della propria situazione finanziaria. Ma, ormai è certo, non si tratta solo di una crisi economica ad arroventare le condizioni e le tensioni dell’umanità da un capo all’altro del pianeta. Dietro lo spread quotidiano che sale e scende impazzito ed appostato nel problematico susseguirsi del rating Standard poor’s, c’è una ferita molto più profonda.

Per questo, oltre a mettere mano nel portafoglio, c’è un’operazione più impegnativa e dolorosa da fare, cioè guardare dentro noi stessi e chiederci con tutta sincerità come si sta rispondendo alle esigenze della vita. Esigenze che, magari, stiamo sottovalutando con tanti impegni disattesi e come avvolti in una tela di ragno di tanta ipocrisia. Sottovalutiamo o snobbiamo a causa di un cocktail micidiale, fatto di ostinazione superba ed illusione, che di fatto ci paralizza la possibilità di realizzare la nostra esistenza. Si tratta di una grande e profonda atrofia dello spirito, che va a rischio di renderci dei frantumi umani.

La mercificazione di tutto ha creato sempre di più nuovi bisogni ed oggi la paura di dover abbandonare questo sistema ci sta facendo dimenticare il valore di tutto ciò che ci circonda. Non siamo più in grado di apprezzare le immense risorse naturali e relazionali che abbiamo a disposizione e che la vita ci offre gratuitamente. E questo è proprio il cocktail micidiale, che, purtroppo, passa da una generazione all’altra come se fosse un patrimonio immobiliare. E i più massacrati da questo sistema sono senz’altro i giovani, troppo spesso reduci da ogni tipo di sconfitta, anche perché non vedono prospettive stimolanti all’orizzonte del futuro.

Dunque, questa crisi ci costringe a cambiare, tanto più che c’è sempre a portata di mano la possibilità di spezzare la catena di questa paralisi dilagante. E allora, come può questa crisi trasformarsi in una vera opportunità per il futuro? Semplicemente, cambiando stile di vita.

 

  1. Accogliere l’anelito profondo del cuore

La maggior parte di noi rivolge continuamente delle domande alla vita: “Cosa mi succederà oggi?”; “Riuscirò a risolvere quel problema?”; “Mi dà soddisfazione ciò che faccio?”… Eppure sarebbe più saggio, come diceva Victor Frankl, che permettessimo alla vita di fare a noi delle domande: “Cosa vuoi ottenere con la tua esistenza?”; “In fin dei conti, al di là dell’immediato, cosa vuoi farne della tua vita?”. Molti, giovani e meno giovani, si accontentano semplicemente di sopravvivere o di poter avere a disposizione molti confort e strumenti d’avanguardia, vivere giornate senza troppi problemi e sfruttare al massimo il momento del piacere.

Certo, ci sono molte cose attraenti in tutto questo, ma, alla fine, bisogna ammettere che si resta insoddisfatti. Voglio altro! È questo altro che occorre individuare e portare bene in vista a livello di coscienza. Tutte le inquietudini, i dubbi e i desideri che ci girano e rigirano dentro sono degli sms di richiamo della parte più profonda di noi stessi, che chiede attenzione e liberazione, attraverso tanti punti di domanda piantati nel cuore. L’uomo è fatto per cercare sempre una risposta a questi richiami, senza darsi pace, nonostante qualsiasi meta raggiunta o desiderio soddisfatto. Il motivo è che c’è un anelito fondamentale nella nostra esistenza, che preme per realizzare qualcosa di grande durante la vita, per non lasciarla appassire nelle banalità di corto respiro.

La cosa più importante, allora, è fissarsi sulla domanda: Che cosa desidero di più dalla vita e che cosa mi manca di più per soddisfare al meglio questo desiderio? Si tratta nientemeno di quella fame e sete di giustizia, che il Vangelo proclama come beatitudine e che corrisponde in pieno all’anelito che dicevamo. Questa è la vera chiave del cuore, che introduce alla vita piena. Tutti abbiamo in tasca questa chiave, ma moltissimi non sanno neppure di possederla. Una chiave che apre la porta segreta, quella che apre ed orienta la vita alle prospettive del Regno di Dio. Quando riusciamo ad aprire questa porta, allora l’anelito che preme dentro di noi, come una gemma al clima fecondo della primavera, finalmente trova il sentiero del percorso giusto, quello cioè della propria vocazione, qualunque essa sia.

La fatica e la difficoltà più grandi sono allora racchiuse in quel breve segmento che collega quel nostro anelito profondo alla porta segreta del Regno di Dio dentro di noi. Prendere sul serio questo anelito o soffocarlo sotto il consumo usa e getta di qualsiasi desiderio o nell’intasarsi di compensazioni per sfuggire alle inquietudini che disturbano le nostre giornate? È qui il bollino rosso della nostra vita. E di qui o parte tutto nella realizzazione o si contorce tutto nella disintegrazione.

 

  1. Il binomio formativo vincente

Avere capito tutto quello che siamo venuti dicendo può essere interessante, ma non basta. Passare agli atti, facendolo diventare realtà nella nostra esistenza: è qui la vera impresa. È possibilissimo, ma non immediato ed automatico.

Come fare e cosa fare per far diventare risposta di vita l’anelito a qualcosa di grande che preme dentro di noi? Due semplici suggerimenti, ma fondamentali:

  1. Il primo è risistemare e potenziare la nostra capacità di ascolto interiore ed esteriore. Sono talmente tanti i rumori e le voci che ci bombardano, che ci stanno indebolendo in maniera preoccupante il senso dell’udito fisico, per cui, credo, i giovani di oggi, a 40 anni, avranno quasi tutti bisogno di apparecchi acustici. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che questo bombardamento continuo, sia di parole che di musica, ci rende impossibilitato l’ascolto di noi stessi in profondità. Tutto perciò viene costretto in un circuito limitato di ascolto in superficie. Occorre allora curare e rimettere a posto la nostra capacità uditiva con una poderosa cura di tempi di silenzio programmati, di immersione attenta nelle voci della natura e soprattutto attivare un sistematico esercizio di ascolto quotidiano della Parola di Dio con il metodo della Lectio divina, che non sia accademica, ma concreta e vitalizzante, in modo tale che possa portare sul serio a collegare naturalmente Dio e l’esistenza.
  2. Il secondo è altrettanto importante: consiste nel farsi accompagnare in questo cammino, quello cioè di entrare con disponibilità nel profondo di noi stessi, scoprendo ed accogliendo l’anelito che ci preme dentro, fino a saperlo collegare bene con la porta del Regno, di cui possediamo già la chiave. I nostri ragazzi e giovani sono disposti a fare questo percorso interiore, se trovano sulla loro strada dei buoni accompagnatori, che siano maestri, perché testimoni veri e coerenti. È la professionalità che manca di più nel quadro della società di oggi. Abbiamo, sì, tanti insegnanti da manuale con formule, ricettari e teorie sulla vita e serbatoi traboccanti di conoscenze varie. Ma questo è gravemente insufficiente per i nostri giovani, i quali hanno bisogno invece di chi stia con loro, per condividere il loro cammino, anche se troppo spesso è a tentoni o un po’ tanto a zig zag.

 

Stare con i giovani con tanta semplicità e umiltà, senza paludamenti ed etichette da saputelli, come troppe volte noi adulti ci mettiamo in rapporto con loro. Solo con l’affetto sincero di una bella paternità, proprio perché, oltre ad essere esperti di crescita della persona per la vita, siamo ricchi di testimonianza della bellezza e della pienezza di un’esistenza riuscita, vissuta con tanta coerenza. E questo fa da calamitante convincente, anche senza tante parole, e provoca ad accettare di esercitarsi nell’ascolto profondo di se stessi, liberandosi dalla schiavitù dei rumori e di iniziare la caccia al tesoro che, dai desideri più immediati, via via porta a scendere fino a trovare l’anelito delle cose grandi della vita, che preme in fondo al cuore. Se un giovane arriva qui, il gioco è fatto: può iniziare sul serio l’avventura della propria vocazione, qualunque essa sia. Ma, di sicuro, sarà qualcosa di grande, tale da produrre la piena realizzazione di sé e riportare nella società e nel mondo la primavera della speranza, della fiducia e della cultura del bene comune, che tutti sospiriamo.

Un sogno intessuto di illusioni? Può darsi, se il sogno è fatto ognuno per conto suo. Ma se si è in tanti a farlo, soprattutto quando a farlo è un adulto significativo che accompagna un giovane, si tratta di un sogno che diventa realtà, un bene straordinario, che si diffonde e si allarga come un’onda gigantesca di amore.

 

LABORATORIO

Radar di caccia al tesoro del proprio anelito profondo

  • Parti da un desiderio immediato, che stai provando. Fermati e chiediti: Perché sento questo? Cosa ci sta dietro? Se sei attento, scoprirai un desiderio più profondo.
  • Riparti da questo desiderio più profondo e ripeti l’operazione del n. 1. Se continuano la tua attenzione ed il tuo ascolto, troverai un desiderio più profondo ancora.
  • Ripeti ancora l’operazione con i desideri sempre più profondi successivi fino a trovare un qualcosa di immenso, che ti sembrerà più grande della tua esistenza: sei arrivato all’anelito di qualcosa di grande della tua vita. Prova e vedrai…

 

Puoi aiutarti graficamente con uno schizzo simile: prova a scrivere dentro questi “ovali radar” i desideri successivi, sempre più profondi, fino a trovare l’anelito che cerchi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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