N.04
Luglio/Agosto 2012

Caterina e …i girasoli: uno sguardo verso la Luce

Il numero quattro di Vocazioni è tradizionalmente dedicato alla raccolta degli Atti del Seminario sull’accompagnamento spirituale e sul discernimento, che nello scorso aprile si è svolto Siena, avendo come riferimento la passione dell’amore per Dio e per la Chiesa di Santa Caterina da Siena. Chiunque di noi passi per la terra di Toscana nel periodo tra la primavera e l’estate, può vedere intorno a sé delle grandi distese di campi pieni di girasoli. Sono macchie di colore giallo dorato che, in mezzo alle varie tonalità del verde della campagna, riempiono il cuore e gli occhi di luminosità e di allegria.

Il girasole… il fiore che segue con la sua corolla la luce del sole. Così come l’esperienza della sequela di Gesù può divenire affascinante per chiunque volga lo sguardo verso di Lui, quasi ad esprimere il desiderio profondo che il cuore umano ha di appassionarsi, di coinvolgersi, di abbandonarsi a Qualcuno da amare e da cui essere totalmente riamato.

Ed è proprio ai girasoli che è dedicata la cover di questo  numero. Il nome di Van Gogh è indissolubilmente legato a questi fiori, a proposito dei quali lui stesso scrisse al fratello Theo: «Il girasole è mio!». Da una lettera del vasto carteggio di Vincent Van Gogh, apprendiamo che il “Il vaso con dodici girasoli” venne dipinto nell’agosto del 1888.

L’opera faceva parte di una serie di dodici quadri, che avevano tutti come soggetto dei mazzi di girasoli ridondanti di colore. Protagonisti di questo dipinto sono ancora una volta quei girasoli della Provenza, che più di ogni altro soggetto resteranno per sempre legati al nome di Van Gogh. Il pittore aveva iniziato a dipingere questi fiori già verso la fine del suo periodo parigino, ma fu ad Arles, dove egli giunse nel febbraio del 1888, che progettò una intera serie ad essi dedicata.

Così egli scriveva al fratello Theo: «Tu sai che Jeannin ha come fiore la peonia, che Quasta ha la malva rosa, ma io ho il girasole […];se a quarant’anni dipingo i ritratti come i fiori, sarò all’altezza di ogni altro artista». Dopo avere raccolto un’abbondante quantità di colore, Vincent lo applicava con tale energia sulla tela da lasciare grumi di vernice su entrambi i lati di ogni pennellata. Ampie pennellate orizzontali e verticali si incrociavano come in un cesto da lavoro intrecciato o una stuoia di vimini. Dal simbolo evocativo alla realtà… È sotto ai nostri occhi, giorno dopo giorno: oggi c’è una grande crisi di speranza, a livello sociale, culturale, economico ed ecclesiale; viviamo in un tempo e in una cultura in cui tutto sembra congiurare contro la speranza. Potremmo chiederci: «Può una santa, vissuta parecchi secoli fa, insegnare qualcosa agli uomini e donne del nostro tempo, sotto il profilo di un amore che sa farsi speranza?». La risposta è affermativa, perché Caterina da Siena ci insegna ad avvicinare le persone con positività, con forza e rispetto.

Focalizzando la tematica della maturazione affettiva, la direzione spirituale viene interpellata dalla attuale e sofferta condizione esistenziale delle persone. Tale maturazione esige la capacità di vivere un atteggiamento di ascolto e di perdono. Si richiedono empatia e vicinanza, come requisiti di fondo per un accompagnamento spirituale che possa fondare un buon discernimento vocazionale.

Nella nostra epoca storica, in cui si rischia di vivere un amore ammalato e banalizzato, l’accompagnamento spirituale esige la capacità di immedesimarsi nella vita delle persone. È essenziale riscoprire la “via amoris” di Santa Caterina, superando i limiti del nostro piccolo “io“ raggrinzito e vivere con totalità un decentramento da se stessi, come il girasole ruota la propria corolla cercando sempre la luce del sole.

Per questo mi sembrano quanto mai incisive e attuali le parole di Santa Caterina: «Assai triste è colui che, potendo avere fuoco, finisce per propria scelta di morire di freddo, (come) chi avendo cibo si lascia morire di fame, innanzi una tavola imbandita!… Prendete, prendete il Cibo vostro! Prendete Cristo dolce Gesù, crocifisso e risorto…».