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Il ballo dell’obbedienza

La vocazione, come la vita, è danza

E’ il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni, dopo mesi, danza.
Più ci si muore, più ci si danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.

 

C’è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi recitano il mattutino di sant’Enrico, re,
ed io penso ad un altro re,
al Re David che danzava davanti all’Arca.

 

Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia
e san Francesco, davanti al Papa.

 

Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e arriveremmo ad indovinare quale danza ti piace farci danzare
sposando i passi della tua Provvidenza.

 

Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come ci si ama in un matrimonio invecchiato.

 

Un giorno in cui avevi un po’ voglia d’altro
hai inventato san Francesco e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che ci lasciamo inventare per essere gente allegra che danza la propria vita con te.

 

Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguirti, essere gioioso, essere leggero e soprattutto non essere rigido.
Non occorre chiederti spiegazioni sui passi che ti piace fare,
bisogna essere come un prolungamento vivo ed agile di te
e ricevere da te la trasmissione del ritmo che l’orchestra scandisce.

 

Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro,
di andare di fianco.
Bisogna sapersi fermare
e saper scivolare invece di camminare.
E questi non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un’armonia.

 

Ma noi, noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica;
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà è di una inconcepibile fantasia
e che non c’è monotonia e noia se non per le anime vecchie
che fanno tappezzeria nel gioioso ballo del tuo amore.

 

Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti domani la danza del lavoro,
quella del caldo e quella del freddo, più tardi.

 

Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo che sono tristi;
se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta la prenderemo sorridendo
sapendo bene che succede sempre mentre si danza.

 

Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno avviato fra te e noi, il singolare ballo della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni, le armonie dove ciò che tu permetti getta suoni strani nella serenità che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno la nostra condizione umana come un vestito da ballo,
che ci farà amare di te tutti i particolari come indispensabili gioielli.

Facci vivere la nostra vita,
non come un gioco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
non come un debito da pagare,
§ma come una festa,
§come un ballo,
§come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica universale dell’amore.

Signore, vieni ad invitarci.