N.02
Marzo/Aprile 2020

Coltivare la terra dell’esistenza

Humus e umorismo di ogni vocazione

Umiltà. Parola, concetto, virtù spesso fraintesa. Dimenticata. Ignorata. Sminuita. Derisa. Ghettizzata. Demodée. Troppo spesso considerata conquista individuale, di auto-ascesi. Ma a quale realtà ci stiamo riferendo quando parliamo di “umiltà”? Iniziamo con il dire che comunemente intendiamo l’umiltà come il contrario della superbia. Etimologicamente possiamo far risalire i due termini ai seguenti: umile è colui che deriva dall’humus, che sa riconoscersi legato alla terra e quindi al creato e al suo Creatore; il superbo, uper bios, è colui che ritiene di essere al di sopra della vita (degli altri). Superbo è colui che ritiene di essere l’alpha e l’omega di se stesso. Allora, sfruttando l’immagine dell’humus, del terreno, addentriamoci in questo campo con lo stile di colui che coltiva un podere.   1. Bonificare e rassodare il terreno Frequentemente l’umiltà è (stata) intesa come una sorta di menomazione della nostra umanità, come frustrazione della unicità di ciascuno, come soffocamento di…

Per accedere al contributo devi registrarti. La registrazione è gratuita.
Registrati ora
o accedi se sei già registrato