N.02
Marzo/Aprile 2020

L’affanno degli ultimi

In "Sorry We Missed You" il regista Ken Loach ritorna sulle orme dello struggente "Io, Daniel Blake" per raccontare il lavoro oggi. Un "Ladri di biciclette" del 2020.

Nel 2016 ha vinto la sua seconda Palma d’oro al Festival di Cannes con “Io, Daniel Blake”. Parliamo di Ken Loach, regista britannico che, nonostante i suoi ottant’anni, non abbandona la sua vis narrativa nel denunciare il disagio sociale dei lavoratori e degli ultimi della società. In quasi cinque decenni di attività, osservando dal basso la realtà inglese, Loach ha dato voce a quanti vivono sul crinale della povertà. “Sorry We Missed You” (2020) è il suo nuovo appassionante racconto della classe operaia odierna, quella che vive l’affanno di contratti a cottimo. È la storia di una famiglia nella provincia inglese, a New Castle: Ricky e Debbie sono sposati da più di quindici anni e con due figli, l’adolescente Seb e l’undicenne Liza Jane. Debbie fa l’infermiera a domicilio per anziani e viene pagata in base ai pazienti che visita nella giornata lavorativa, che spesso sfonda il tetto delle 12 ore. Ricky ha perso più volte il lavoro per la crisi e si è reinventato fattorino nel commercio online; per far questo, si è dovuto procurare un furgone, indebitandosi pericolosamente… 

Potrebbe essere definito un “Ladri di biciclette” degli anni 2020 “Sorry We Missed You“, una lotta tra poveri e disperati per sbarcare il lunario. Ricky e Debbie fanno sacrifici al limite delle forze; stramazzano sul divano a fine giornata, resi quasi storditi dalla fatica. Nel mentre, i figli crescono, lontani dai loro occhi, ma di certo i due genitori non hanno colpe: la loro unica “colpa” è lavorare in un mondo che si va privando di garanzie e diritti. Picchia ancora duro Loach, con una forza narrativa vigorosa e potente. Il suo racconto è robusto, intenso, purtroppo senza più poesia: è lo sguardo sconfortato su una realtà che sembra solo peggiorare. Il suo è un atto d’accusa verso la disumanizzazione del lavoro che impatta inevitabilmente sul tessuto familiare. Un film che, dal punto di vista pastorale, secondo la Commissione nazionale valutazione film CEI (www.cnvf.it), è da valutare come raccomandabile, problematico e adatto per dibattiti.  

 

Cinema di ieri

Sullo stesso tema “Ladri di biciclette” (1948) di Vittorio De Sica, racconto di un’Italia intenta a risollevarsi dalle macerie della guerra. De Sica ci mostra un padre disposto a tutto, a troppo, pur di lavorare. Una tragedia sociale che si riverbera negli occhi del figlio. 

Online il numero della rivista Vocazioni – Serra Club Italia

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