N.03
Maggio/Giugno 2020

La Via Micaelica

 

Il percorso

Michele, colui che è grande, in ebraico chi-come-Dio? È arcangelo dell’Ebraismo, del Cristianesimo, e dell’Islam, santo nella tradizione della Chiesa Romana, Ortodossa, Anglicana e Luterana. È il principe degli angeli, che difende, spada in pugno, la fede in Dio contro le orde di Satana, che guiderà le sue milizie a battere il drago alla fine dei tempi e suonerà la tromba del Giudizio.

Non sorprende, dunque, se le narrazioni delle sue apparizioni risalgono già ai tempi di Costantino, per poi essere sposate dai longobardi e diffondersi presso le religioni arcaiche delle civiltà contadine, mescolandosi a riti pagani e viaggiando lungo le rotte pastorali della transumanza, da cui discendono le numerose vie micaeliche che, da ogni parte d’Europa, già a partire dal VII sec, convergono al Santuario di Monte sant’Angelo, sulla “montagna sacra” del Gargano, luogo di passaggio verso il Mediterraneo, l’oriente e la Terra Santa.
Una sacra grotta connessa ad altri luoghi di profonda spiritualità da una misteriosa linea immaginaria che dall’Irlanda giunge fino a Israele: dall’isola deserta di Skelling Michael dove l’Angelo sarebbe apparso a San Patrizio, volgendo a sud-est, si arriva a St. Michael’s Mount, piccola isola della Cornovaglia che, con la bassa marea, si unisce alla terraferma. Si prosegue in Francia su un’altra celebre isola, Mont Saint-Michel, dove l’Arcangelo sarebbe apparso al vescovo Auberto, ordinando la costruzione di una Chiesa nella roccia. Si passa in Piemonte – Val di Susa, dove sorge il quarto santuario: la Sacra di San Michele, monastero benedettino e foresteria dei pellegrini che, nei secoli, hanno valicato il Moncenisio, verso Roma. E poi giù, in Puglia, al Santuario di San Michele dove, secondo la tradizione, l’8 maggio del 490, l’arcangelo apparve a San Lorenzo Maiorano. La traccia prosegue in Turchia, sull’isola di Symi, dove un monastero custodisce una delle effigi del Santo più grandi del mondo. La linea sacra termina in Israele, al Monastero del Monte Carmelo ad Haifa, luogo venerato fin dall’antichità, la cui conversione in santuario cristiano risale al XII secolo: una linea che, secondo la leggenda, è la cicatrice lasciata dalla spada di San Michele che ferisce Satana nell’atto di spingerlo negli inferi.

Ma è nelle grotte, nelle profondità della terra, dove l’acqua incontra la roccia, che la cultura antica si unì per sempre alla devozione per l’Arcangelo: la grotta, infatti, rappresenta lo spazio cultuale che meglio sintetizza gli elementi sacrali primigeni e propiziatori che si legavano al culto di Ercole ed, in generale, alle forze soprannaturali. La roccia, simbolo del contatto con il mondo sotterraneo e l’acqua a indicare fertilità e purificazione, segnano una venerazione al santo profondamente rituale e liturgica. La Chiesa ne celebra la solennità l’8 maggio e il 29 settembre e oggi sono innumerevoli i siti, i riti e i luoghi a lui dedicati.

In Italia, la Via Micaelica non ha un itinerario dedicato, ma unisce Roma a Monte Sant’Angelo, sovrapponendosi ad altri percorsi storici come la via Latina (Casilina), l’Appia fino a Capua, la via Appia Traiana fino a Benevento per poi procedere verso il Gargano anche lungo la direttrice che oggi è chiamata via Francigena nel Sud.
Suggestione e mistero sembrano pervadere le chiese e le abbazie che portano il nome di Michele, non solo per il fascino e la bellezza che sembrano promanare, e l’arcana via di pellegrinaggio che le univa fu non solo un cammino di speranza, ma anche un percorso di iniziazione, una via di illuminazione attraverso cui giungere ad un contatto con il divino. Ancora oggi rappresenta un’avventura alla scoperta (o ri-scoperta), delle profondità della terra, del silenzio, dentro sé stessi, e dell’incontro sacro con Dio.

  • Per approfondire: www.adliminapetri.it – adliminapetri@gmail.com
  • Per i più appassionati: il racconto di viaggio del monaco islandese Nikulas di Munkathera o del re francese Filippo Augusto, che intrapresero il cammino rispettivamente nel 1151 e all’inizio del XII secolo.
  • Un’idea di viaggio? Alla scoperta del culto di San Michele in grotta: https://www.facebook.com/michaelic.festival/

 

La strada

Solo dalla notte nasce il giorno! È il messaggio da cogliere in ogni grotta in cui sembra solito apparire l’Arcangelo Michele. Una grotta in cui evocare l’esperienza della notte, con il suo nascondere e far tacere ogni cosa. Si brancola senza percepire chiara la meta, si tocca senza sapere bene che cosa, si cammina senza vedere con esattezza dove si va a poggiare il piede. Simbolo di un buio senza punti di riferimento e di un silenzio senza sibili di speranza.

Quella grotta ci ricorda la misera notte della resistenza. Resistiamo ad oltranza alla logica sconcertante del perdere per vincere, dannandoci l’anima pur di accaparrarci vittorie di comodo che non saziano la nostra fame di vita. E qui, Michele ci sussurra che basterebbe un granellino di fede per trasformare la notte in giorno!

Quella grotta ci ricorda la misera notte della violenza. Violentiamo i nostri sogni più veri per realizzare progetti altri in cui competere per un posto sicuro dove essere riconosciuti come forti; scoprire la nostra debolezza ci fa crollare in voragini senz’aria. E qui, Michele ci sussurra che basterebbe una briciola di carità per trasformare le tenebre in luce!

Quella grotta ci ricorda la misera notte della disperazione, durante la quale nessuna parola e nessun evento riescono a far sussultare nel grembo della nostra umanità quel frustolo di gioia che il Creatore vi ha seminato e, giorno dopo giorno, il tarlo della tristezza ci rosicchia l’allegria. E qui, Michele ci sussurra che basterebbe un pizzico di speranza per trasformare la morte in vita!

Quella grotta ci ricorda ogni lotta fatta e da fare per accendere luce che, come la colonna di fuoco nell’esperienza dell’Esodo, continua a guidare il nostro cammino verso il Regno. E, come per Michele, anche per noi si lasceranno intravedere i canti della vittoria, dell’Exultet sui rami della nostra fragilità: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno sopraffatta. E la Via Micaelica porta lungo il suo tracciato il messaggio che in un domani, vicino o lontano, non ci sarà più notte!

 

 

In allegato a fondo pagina trovi la mappa del cammino!