N.06
Novembre/Dicembre 2020

L’Agnello immolato ritto sul trono

di Enrico Savelli

 

Enrico Savelli, L’Agnello immolato ritto sul trono, Conferenza Episcopale Italiana, Lezionario feriale, anno II

 

 

 

L’Agnello immolato ritto sul trono, di Enrico Savelli, prende spunto dalla visione narrata nel cap. 5 dell’Apocalisse, il libro della “rivelazione” (questo il significato del termine greco apokálypsis) che Dio fa all’apostolo ed evangelista Giovanni sotto forma, appunto, di visioni riguardanti le cose presenti e quelle future.

La visione dell’Agnello è preceduta dalla visione di Colui che siede sul trono tenendo nella mano destra «un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli» (Ap 5,1), mentre un angelo proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Tuttavia – continua Giovanni – «nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo» (Ap 5,2-3). Quindila visione si sposta sull’Agnello: «Vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra”» (Ap 5,6-10).

L’immagine dell’Agnello, che ricorre a più riprese nel libro dell’Apocalisse, non può essere compresa se non attraverso il simbolismo di cui è rivestita, e di cui si fa eco la sobria riproposizione dell’artista.

L’Agnello immolato (di cui è pudicamente evidenziata la ferita mortale ancora sanguinante) è simbolo del Cristo morto e risorto. Egli sta in piedi, segno del suo trionfo vittorioso sulla morte, e si staglia al centro del libro che è stato spalancato, ossia dissigillato, proprio in virtù della sua immolazione.

Il libro, contenente i decreti divini che riguardano gli avvenimenti degli ultimi tempi, è contornato di bianco, lo stesso colore dell’Agnello, a significare che tali avvenimenti sono da lui già conosciuti, dal momento che, essendo intimamente associato a Dio, con cui condivide la stessa natura, detiene pure lui il dominio sul tempo e sullo spazio, ossia sulla storia dell’umanità. Per questa ragione, anche l’Agnello, come Colui che siede sul trono, è oggetto di lode, onore, gloria e potenza (cf. Ap 5,12-13).

Attorno all’Agnello sono prostrati sia i quattro esseri viventi, dipinti in verde e raffigurati come esseri alati, sia i ventiquattro vegliardi, disposti in forma circolare come se fossero delle fiaccole dorate, richiamando in tal modo le coppe d’oro colme di profumi – simbolo delle preghiere dei cristiani – che essi tengono nelle loro mani, assieme alle cetre.

Con pochi tratti Savelli fonde la visione di Giovanni con la storia e con il cosmo. Alla storia rimandano l’Agnello immolato, cioè il Cristo morto sulla croce e risorto il terzo giorno, e il libro dissigillato e contenente gli avvenimenti futuri, dai quali si evince che la potenza del Maligno sarà definitivamente sconfitta. Perciò, benché per i cristiani la storia sia sempre stata – e continui ad essere – teatro di sofferenze e, in molti casi, anche di persecuzioni feroci (come quella di Domiziano della fine del I secolo a cui alluderebbe l’apostolo Giovanni, se non addirittura quella di Nerone, un po’ prima del 70 d.C.), essi sono incoraggiati e rafforzati nella fede grazie alla visione dell’Agnello immolato che trionfa sul male.

Il cosmo, dal canto suo, fa da sfondo a questa visione attraverso le variazioni di blu che, seguendo un movimento circolare, creano una prospettiva di profondità, come se l’artista avesse voluto suggerire l’idea che tutto ciò che avviene sulla terra è destinato ad essere ricapitolato nel mondo infinito di Dio. All’interno di questo movimento il Cristo, Agnello immolato per la salvezza dell’umanità, riveste un ruolo centrale, per non dire pivotale.

In sostanza, L’Agnello immolato ritto sul trono, di Enrico Savelli, cerca di trasmettere un messaggio che nel mentre apre alla speranza infonde un senso di certezza e solidità, che sono poi anche le coordinate che attraversano il Libro dell’Apocalisse. Infatti, la Chiesa, nuovo popolo di Dio, non deve temere le traversie e le avversità con cui è chiamata a confrontarsi sulla terra, perché può sempre contare sulla compagnia e sulla protezione del suo Signore. Egli non l’abbandonerà mai e le farà sentire la sua presenza anche nelle pieghe spesso tortuose della storia. Questa speranza, che anima e sostiene il cammino della Chiesa, si basa sulla certezza che il Cristo, Agnello immolato, ha già reso innocue le macchinazioni con cui il Maligno cerca di stravolgere il piano di salvezza che Dio ha per l’umanità. A vincere, alla fine, sarà sempre e comunque l’amore di Dio!

 

 

 

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