Timshel: Tu puoi scegliere
Da un romanzo di John Steinbeck
Vivere guardando la storia come la guarda il Padre, è lo sguardo che il Figlio porta nel mondo.
È lo sguardo di Gesù sulla donna adultera (cfr. Gv 8), che in lei già vede una donna perdonata. È il suo sguardo su Lazzaro nel sepolcro (cfr. Gv 11), che in lui già vede un uomo risorto. È il suo sguardo sul paralitico (cfr. Mc 2), che in lui vede un uomo che già cammina. È lo sguardo che Gesù vuole insegnare ai suoi discepoli, quando davanti al grano ancora acerbo dice loro “alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35).
È lo sguardo che Dio già aveva riservato a Caino, dopo che si era irritato e abbattuto (Gen 4,6). Uno sguardo pieno di speranza e di fiducia, che dopo il peccato rilancia con la possibilità di scegliere, di dominare l’istinto (Gen 4,7).
Riportiamo alcune pagine tratte dal romanzo La Valle dell’Eden di John Steinbeck.
“Si ricorda quando ci lesse i sedici versetti del quarto capitolo di Genesi e ne discutemmo?”
“Sì, certo. Un bel po’ di tempo fa.”
“Quasi dieci anni” disse Lee. “Be’, quella storia mi aveva colpito profondamente e la ripresi, parola per parola. Più ci pensavo e più mi sembrava profonda. Poi misi a confronto le traduzioni esistenti, che erano abbastanza vicine. C’era un solo punto che non mi convinceva. La versione di King James dice così… Sapete, quando Jaweh chiede a Caino perché è arrabbiato? Jaweh dice: ‘Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu lo dominerai’. È stato l’uso del futuro a colpirmi, perché era la promessa che Caino avrebbe vinto il peccato.”
Samuel annuì. “E la sua progenie non l’ha fatto fino in fondo.”
Lee sorbì il suo caffè. “Poi ho preso una copia dell’Amenican Standard Bible. Era appena uscita, allora. E quel brano era diverso. Dice ‘E tu dominalo’. E questo è molto diverso. Non è una promessa, è un ordine. Così cominciai a tormentarmi. Mi chiedevo quale fosse la parola originale, quella dell’autore, che aveva permesso traduzioni così diverse.”
Samuel batté le mani sul tavolo e si sporse in avanti, gli occhi di nuovo accesi dall’antica luce giovanile. “Lee” disse “non dirmi che hai studiato l’ebraico!”
“Ora vi racconto tutto” promise Lee. “È una storia lunga. […] andai a San Francisco alla sede dell’associazione della nostra famiglia. […] Ci sono andato perché nella nostra famiglia abbiamo molti vecchi saggi che sono anche grandi studiosi. Per meglio dire sono pensatori. Un uomo può passare anni a ponderare un’affermazione di quel saggio che voi chiamate Confucio. Così ho pensato che avrei potuto trovarvi esperti analisti del significato, in grado di aiutarmi. […] Così ho sottoposto rispettosamente il mio problema a uno di quei saggi, gli ho letto il brano e gli ho detto quello che avevo capito io. La sera successiva quattro di loro si incontrarono e mi convocarono. Abbiamo discusso la storia per tutta la notte.”
Lee rise. “Buffo, direi” disse. “So che non oserei raccontarlo a molti. Pensate un po’: quattro vecchi signori, il più giovane dei quali ha ormai più di novant’anni, che cominciano a studiare l’ebraico! Chiamarono un famoso rabbino. E si misero a studiare con foga, come bambini. Manuali, grammatiche, vocabolari, frasi semplici. […] Ogni due settimane andavo da loro, e qui nella mia stanza riempivo pagine e pagine. Comprai ogni nuovo dizionario ebraico. Ma quei vecchi saggi erano sempre un bel pezzo avanti a me. E non ci volle molto perché superassero anche il nostro rabbino; che ci portò anche un suo collega. Mr Hamilton, avrebbe dovuto essere con noi in quelle notti di dialogo e discussione. Le domande, l’indagine, oh, la bellezza del pensiero… la straordinaria bellezza del pensiero.
“Dopo due anni sentimmo che era possibile affrontare i sedici versetti del quarto capitolo di Genesi. Anche i miei vecchi saggi ritenevano importantissime quelle parole – ‘Tu lo dominerai’ o ‘tu dominalo’. E questo è l’oro che abbiamo estratto dalla nostra ricerca: ‘Tu puoi’. ‘Tu puoi dominare il peccato.’ […]
“La traduzione dell’American Standard ordina agli uomini di trionfare sul peccato e il peccato lo si può chiamare ignoranza. Quella di King James fa una promessa, con il suo ‘lo dominerai’, nel senso che l’uomo sicuramente trionferà sul peccato. Ma la parola ebraica timshel – ‘Tu puoi’ – quella dà una possibilità. È forse la parola più importante del mondo. Quella che dice che la strada è aperta. Quella che ributta la cosa sull’uomo. Perché, se ‘tu puoi…’ è vero anche che ‘tu puoi non…’ […]
“Ma ‘Tu puoi’! Ah, quello sì che esalta la grandezza dell’uomo e gli dà una statura paragonabile agli dei, perché malgrado la sua debolezza, il suo orrore e l’assassinio del fratello, ha ancora la possibilità di scegliere. Può scegliere la sua strada e combattere per quella. E vincere.” La voce di Lee era un canto trionfale.
“E tu credi a tutto questo, Lee?” disse Adam.
“Sì, ci credo. Sì, ci credo. È facile, per pigrizia, per debolezza, rifugiarsi nel grembo della divinità e dire ‘Non ho potuto fare altro, la strada era segnata.’ Ma pensate alla superiorità della scelta! Questo sì che fa di un uomo un uomo. Il gatto non può scegliere, l’ape deve fare il miele. Lì la divinità non c’entra. E lo sapete che quei vecchi saggi che si avviavano dolcemente verso la morte adesso sono troppo presi per voler morire?”
“Vuoi dire che quegli anziani signori credono nell’Antico Testamento?” chiese Adam.
“Quegli anziani signori credono a una storia vera, e riconoscono la verità di una storia quando la sentono. Sono critici della verità. Sanno che quei sedici versetti sono una storia del genere umano per ogni età, cultura o razza. Non credono che un uomo scriva quindici versetti e tre quarti di verità e poi menta in un verbo. Confucio insegna agli uomini come devono vivere per avere un’esistenza buona e soddisfacente. Ma questa… questa è una scala per arrivare alle stelle.” Gli occhi di Lee brillarono, “Questo non te lo leva nessuno. Questo taglia le gambe a debolezza, codardia e pigrizia. […]
“Penso che un uomo sia una cosa molto importante, forse più importante di una stella. Questa non è teologia. Non mi sento portato agli dei. Ma provo un nuovo amore per quello scintillante strumento che è l’anima umana. È una cosa bella e unica nell’universo. Una cosa sempre attaccata e mai distrutta, perché ‘tu puoi’.”
(John Steinbeck, La Valle dell’Eden, Bompiani 2017, pp. 385-390)
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