Camminare insieme. Con chi?
Briciole di apprendistato per il direttore del CDV
Condividere il mondo
“Condividere il mondo”. È l’ultima opera di Luce Irigaray[1], la filosofa francese particolarmente affascinante nelle sue riflessioni sulla bellezza e l’impegno dell’alterità. Condividere il mondo non semplicemente come constatazione rassegnata di un qualcosa, di cui non si può fare a meno, perché ci è toccato vivere su questo pianeta e in questo universo, ma come un cammino costante e una dinamica incessante di avvicinamento e/o allontanamento all’altro. È infatti l’altro che offre sempre una nuova possibilità di contribuire all’edificazione di una nuova epoca culturale, perché si rivela come un ponte fra natura e cultura, che ci stimola a dare il meglio di noi stessi per uno scambio di doni vicendevoli, al fine di costruire un mondo condivisibile. Un’arte, certo, oggi difficile, perché sembra che siamo entrati anche in Italia nell’era del razzismo sostenibile di stampo democratico, all’interno di una cultura tutta esteriorità ed apparenza. Un’arte che non è mai stata facile, perché ha bisogno di poggiare su un’interiorità profonda, l’unica in grado di condurre fino a diventare individui insieme universali e conviviali, capaci di coesistenza con ogni differenza. Condividere il mondo deve diventare parola d’ordine anche nella Chiesa, per la sua stessa natura e identità, in cui l’interazione tra figure, carismi e servizi diversi è fondamentale e condizione per dare senso a tutto. Purtroppo anche nella Chiesa serpeggia un discreto razzismo non solo verso il diverso di razza, cultura e religione, catapultato avventurosamente e spesso miracolosamente da altri continenti, ma ancora fra parrocchia e parrocchia e soprattutto fra gruppi e gruppi, tra uffici/servizi pastorali a tutti i livelli. C’è insomma ancora poca stima per la sinfonia del servizio per la causa del Regno di Dio. Eppure, solo quando si riesce a presentarsi insieme, come operatori pastorali tesi ad operare nella stessa direzione, complementari e non assolutisti, presbiteri, consacrati, famiglie, missionari e contemplativi, possiamo comunicare e testimoniare la bellezza della Chiesa, che, per natura sua, è convocazione, comunione di doni e di servizi, per la realizzazione piena dell’esistenza di tutti gli uomini nella salvezza. Questa è, essenzialmente, la testimonianza che ci manca.
Pastorale integrata o Pastorale solitaria?
Dunque, anche per te, caro Direttore del CDV, il problema si pone come ulteriore passo di formazione: Pastorale di insieme o Pastorale dell’isola; Pastorale integrata o Pastorale solitaria?
Se passiamo velocemente in rassegna il percorso ecclesiale di questi ultimi quarant’anni postconciliari, occorre dire che il minimo comune denominatore dell’impegno di tutti gli uffici e settori pastorali è stato la specializzazione nel proprio ambito. E ci voleva, dopo il tornado del Vaticano II, che obbligava a ripensare tutto: contenuti e metodi alla prova del segno dei tempi. Effettivamente, occorre ammettere che ogni settore ha fatto un prezioso lavoro di presa di coscienza e di strategie rinnovate e ricche al proprio interno. Ora, alla curva del Convegno Ecclesiale di Verona, i nostri vescovi ci invitano a raccogliere la sfida di una pastorale unitaria ed “integrata”, quella dell’interazione pastorale fra i diversi soggetti ecclesiali. Non si tratta di un’operazione teorica di ingegneria ecclesiastica, ma la spinta a mettere in campo tutte le energie di cui il popolo di Dio dispone, valorizzandole nella loro specificità, facendole confluire dentro progetti comuni studiati e realizzati insieme, perché la rigenerazione dell’uomo in Cristo, specie nel nostro tempo, esige di fare convergere l’unità della pastorale nell’unità della persona. Tutto questo, se provoca salutarmente i responsabili dei vari uffici pastorali, deve stare particolarmente a cuore proprio a te, perché la dimensione vocazione non è solo uno dei tanti uffici, ma ha la giusta pretesa, insieme alla dimensione missionaria, di essere trasversale a tutti. Missione e vocazione sono infatti il motore di tutta l’organizzazione e la promozione pastorale della Chiesa. Per questo, dovresti sentire in modo molto forte l’urgenza di uno stretto rapporto con tutti gli altri uffici diocesani, anche se magari qualche ufficio continua a considerare il CDV come una specie di francobollo ai margini di tutta la pastorale, da giustapporre ogni tanto a tutti gli altri impegni, che, di sicuro, sono più impellenti e più importanti.
Devi privilegiare in particolar modo quattro settori pastorali, perché sono naturalmente interfacciati con il CDV: l’ufficio di Pastorale Giovanile, l’ufficio di Pastorale Familiare, l’ufficio Catechistico e l’ufficio Missionario (cf fig. 1). Del rapporto stretto con questi non puoi proprio fare a meno, altrimenti si riduce pressoché al nulla il risultato di tante iniziative che metti in cantiere.
Pastorale integrata, ma … intelligente
Ma, allora, pastorale integrata, pastorale di insieme e collaborare insieme: che cosa significa? Mettere tutto in unico pentolone, per ricavarne alla fine un minestrone senza gusto e senza incisività, col rischio di non concludere ed approfondire nulla, ma, anzi, di disperdere tutto o di disturbarsi a vicenda e, in pratica, distruggere ciò che ognuno ha faticosamente costruito? Non può essere! Quale dunque? Quella della collaborazione intelligente, cioè quella del quadrilatero fortunato, nel quale si interfacciano i seguenti elementi strategici: la solidarietà pastorale (= prendere atto della vicinanza territoriale, che richiede da parte di tutti impegno nello stesso campo e conseguente integrazione vicendevole); la condivisione pastorale (= chiarezza degli obiettivi di ognuno e condivisione di idee e progetti, in vista di una formazione vicendevole e di una fattiva collaborazione); la programmazione pastorale (= programmare delle esperienze insieme e dare sostegno alle iniziative specifiche degli altri quattro uffici); la rete pastorale (= assicurarsi che non solo al centro della diocesi, ma anche negli altri punti focali – vicarie, decanati… – si formino e ci siano gli stessi intendimenti fra questi stessi settori pastorali, in modo tale da formare una rete robusta di mentalizzazione e di intervento) (cf fig. 2).
Non ti sembra interessante e, quel che più conta, anche possibile? «Sì – mi dirai – ma non dipende solo da me!». È vero, tuttavia credo che ciò sia possibile, almeno in buona percentuale, se procederai a “passi felpati”, ma senza demordere davanti alle difficoltà. Te ne propongo alcuni, messi in un certo ordine e proprio in base al discorso precedente:
– fa’ in modo di incontrare informalmente ognuno dei responsabili degli altri quattro uffici (forse davanti ad una pizza o in gelateria si ragiona meglio e l’incontro risulterà più redditizio), per dire che ti piacerebbe molto fare qualcosa insieme e aiutarsi, visto che le forze sono poche e le urgenze traboccano;
– parlane al vescovo e, se è possibile, anche in sede di Consiglio Presbiterale e Pastorale Diocesano; sono certo che tutti saranno d’accordo, anche perché altrimenti andrebbero contro le linee pastorali indicate dalla nota pastorale del dopo Verona. Il risultato dovrebbe essere, se non un’approvazione entusiasta, almeno un’ampia benedizione episcopale e presbiterale con l’invito a provare;
– da questi primi due passi scatta naturalmente il terzo: accordarsi tra i responsabili dei cinque uffici per una prima riunione di sensibilizzazione sull’urgenza del lancio in Diocesi della pastorale integrata e del camminare insieme;
– il frutto della riunione precedente postula necessariamente la voglia di un secondo incontro delle équipe direttive dei 5 uffici, per condividere insieme quello che ognuno sta facendo, ma anche obiettivi, progetti e programmi, in modo da sentirli parte del proprio ambito;
– nel progetto pastorale dell’anno programmare almeno 1 o 2 attività insieme;
– al termine dell’anno pastorale non dimenticare di ritrovarsi per un incontro di revisione e di bilancio di questo primo camminare insieme.
Se in Diocesi riuscirete a compiere almeno 4/5 di questi passi, vuol dire che siete già a buon punto nel camminare insieme, grazie anche alla tua animazione molto soft, ma molto convinta e perseverante.
E, di qui in avanti, basterà continuare: la strada del camminare insieme è ormai aperta. E, allora, avanti!
Per riflettere ed approfondire: compito a casa. Leggi attentamente:
Piano Pastorale per le Vocazioni in Italia (1985), nn. 22-28; 54. «Vocazioni» 4 (2008).
CEI, Rigenerati per una speranza viva, (2007), nn. 20-28.
C. Caffarra, Piccolo direttorio per la pastorale integrata, EDB, Bologna 2006, n. 137.
Note
[1] L. Irigaray, Condividere il mondo, Milano, Bollati Boringhieri, 2009.