N.03
Maggio/Giugno 2009

L’amico, il prete, l’animatore vocazionale

L’eredità vocazionale di don TONINO LADISA

Mi accingo a scrivere queste righe a ricordo di don Tonino con grande fatica umana: la penna stenta a scorrere…e a fermare i pensieri che rifiutano la realtà!

Ancora una volta – il riferimento è a diversi amici con i quali ho condiviso lunghi anni di servizio nella pastorale vocazionale della Chiesa italiana, nel Centro Nazionale Vocazioni, tra i quali don Pino Puglisi – si è realizzata la verità evangelica che, in diversi momenti ecclesiali di preghiera, di studio, di servizio, abbiamo creduto e annunciato fermamente insieme: «…Se il chicco di grano caduto in terra non muore, non porta frutto». (Gv 12,24).

Chi è stato don Tonino per me, per la Chiesa, nel servizio del Centro Nazionale Vocazioni nel quale la Provvidenza mi ha fatto dono di incontrarlo, stimarlo, amarlo? Un uomo gioioso che credeva nell’amicizia, nel dono del sacerdozio e nell’annuncio vocazionale a servizio delle giovani generazioni.

 

L’amico

Un amico sincero e gioioso anzitutto!

Ogni incontro, per lo più di lavoro, era una rinnovata occasione di festosa espressione di amicizia fraterna: la gioia, contagiosa, era il suo carisma. Un’amicizia nella collaborazione: nella suddivisione degli impegni, che il nostro comune servizio al Centro nazionale Vocazioni portava con sé e di fronte ai quali non si tirava mai indietro. Un’amicizia che, con la delicata vena umoristica che gli era connaturale, smussava eventuali angoli nelle relazioni quotidiane e creava unità. Un’amicizia che non si attendeva mai un tornaconto, ma sempre e totalmente nella gratuità.

 

Il prete

Un prete a tutto tondo!

Il suo tratto, i suoi gesti, le sue parole, in breve la sua vita e il ministero lasciavano trasparire che “credeva” senza sconti e senza ostentazione alcuna alla vocazione e missione presbiterale a cui era stato chiamato.

Un prete, ove l’uomo, il credente e il consacrato avevano tro­vato una meravigliosa sintesi.

Quale il segreto di don Tonino, per questa sintesi quotidiana­mente cercata da tutti noi presbiteri e sempre incompiuta?

Egli amava e curava con naturalezza ogni relazione. Sì, a ben pensare, la vita quotidiana è per l’uomo credente “luogo di sal­vezza”, esperienza di crescita autentica a partire dalla relazione con se stessi, con gli altri, la comunità ecclesiale, il mondo, che trova unità e sintesi nella relazione fondante che è quella con il Signore, con la Trinità-Amore: nella Trinità l’uomo credente tro­va non soltanto l’origine e il fine, ma anche la radice, lo spazio, il modello della relazionalità umana, così che la Trinità è l’immagi­ne e il modello di ogni uomo.

In don Tonino questo segreto – nella continua ricerca del total­mente Altro, il Dio di Gesù Cristo, nella disponibilità a perdere se stesso e, soprattutto, a credere nell’azione della Grazia, lasciandosi custodire ed edificare in ogni istante dall’Amore trinitario – si con­cretizzava in una lectio divina continuata, che passava dalla fedeltà alla Liturgia delle Ore, di buon mattino, alla preghiera personale, gelosamente custodita e non certo vissuta come dovere ecclesiale; dalla celebrazione dell’Eucaristia, come immersione nell’Amo­re trinitario e non tanto come servizio quotidiano da assolvere a edificazione del popolo di Dio, sino alla preparazione di innu­merevoli catechesi e schemi di preghiera, finalizzati all’annuncio del “vangelo della vocazione”, che la sua naturale predisposizione poetica creava con altrettanta naturale fecondità.

In tutto questo era favorito dal dono di una felice memoria, che lo conduceva a citare la Scrittura e innumerevoli documenti della Chiesa con una precisione, una ricchezza ed una facilità in­vidiabili. Tra l’altro, la sua esperienza di prete, che attinge e pren­de forma nella “carità pastorale” di Cristo – come maestro della Parola, ministro dei sacramenti, guida spirituale della comunità – l’ha donata e partecipata a noi, nel lungo cammino che abbiamo condiviso con altri amici nella preparazione del Documento CEI, La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana, che costituisce oggi la magna charta dell’itinerario formativo dei seminaristi in tutte le nostre Chiese.

Non è un caso che proprio a lui fu affidata la prima stesura del primo capitolo – quello fondante – sulla natura e missione del ministero presbiterale oggi.

 

L’animatore vocazionale

Don Tonino fu anche un naturale educatore alla fede e alla vocazione!

Il filo conduttore che lega i molteplici ministeri ecclesiali da lui svolti nella Chiesa – dalla sua Chiesa locale (Assistente di Azione Cattolica, Direttore del Centro Diocesano Vocazioni, parroco) a quella regionale (Direttore del Centro Regionale Vocazioni, Ret­tore del Pontificio Seminario Regionale di Molfetta) e a quella italiana (Vice Direttore del Centro Nazionale Vocazioni) – è l’an­nuncio del “vangelo della vocazione”: l’annuncio della dimensio­ne vocazionale della vita e l’accompagnamento vocazionale delle giovani generazioni.

Per offrire questo delicato ed affascinante servizio ecclesiale è necessario credere – e questo era l’ulteriore suo segreto – nell’ini­ziativa divina della chiamata: un seme incorruttibile e persona­lissimo che Dio mette nel cuore di ogni uomo, con il dono dello Spirito Santo, nel Battesimo.

L’annuncio vocazionale non è, quindi, una particolare meto­dologia, che pure deve avvalersi di mezzi umani essenziali, ma anzitutto la difficile arte dell’educare all’ascolto di Dio nella pre­ghiera, sino a condurre e ricondurre tutto alla domanda esisten­ziale: «Signore, cosa vuoi che io faccia?».

È per questo che don Tonino ha “inventato” – uno tra i pri­mi educatori nella Chiesa italiana a partire dagli ormai lontani anni ’80 – la scuola di preghiera, come servizio peculiare del Centro Diocesano Vocazioni ai giovani e alle ragazze della sua Chiesa: servizio che tutt’ora trova continuità nella Chiesa di Bari. E, per il particolare dono di entrare con naturalezza in relazione spirituale con i giovani – e non solo! – che Dio provvidenzialmente metteva sul suo cammino, si distinse anche nel servizio dell’accompagna­mento personalizzato, nella direzione spirituale. In un cammino di crescita nella fede e vocazionale, l’accompagnamento indivi­duale, personalizzato in una sapiente opera di discernimento e di direzione spirituale, è complementare e coessenziale all’accompa­gnamento comunitario, nella condivisione di un graduale cam­mino di fede di un gruppo. Colui che sta vivendo un cammino di fede – ed è impegnato, quindi, a maturare un preciso progetto di vita – ha quasi naturalmente bisogno di discernere il disegno di Dio, di conoscere i doni ricevuti da lui e di precisare la collo­cazione di questi doni a servizio della Chiesa, per considerare e rispondere alla vocazione personale.

Don Tonino, nell’ascolto orante di Dio e dei fratelli, ha offerto silenziosamente questo indispensabile servizio e ne è diventato per tutti noi un maestro spirituale.

In questo tempo, in cui la misteriosa chiamata di Dio non man­ca di continuare ad interpellare il cuore dei giovani e la risposta nelle nostre Chiese appare debole ai nostri occhi umani, possiamo ora contare più che mai su di te, don Tonino: nella comunione piena che ora vivi con il Risorto, il “padrone della messe”, attin­gi al paniere di Dio, che abbonda di semi vocazionali e dal cielo spargi, spargi a piene mani la semente su questa terra assetata dell’amore di Dio e bisognosa di annunciatori del “vangelo della vocazione”, come tu stesso, per primo, hai creduto e ci hai inse­gnato, senza far rumore.

Grazie, don Tonino amatissimo!