N.04
Luglio/Agosto 2021

Il silenzio della comunione

Diversamente in cammino/16

In questo numero la rivista Vocazioni si interroga sulla relazione tra cura della natura e comunione tra le persone. È un tema che come persona autistica mi piace moltissimo perché vivo spesso con gioia e direi con vera e propria liberazione sia la relazione con la natura che una forma di comunione umana di tipo autistico che ora proverò ad illustrare. 

 

Tutto nasce dal fatto che io sono nato nel mondo sbagliato o forse sono io sbagliato per questo mondo che poi in fondo è la stessa cosa. Per me autistico, il vostro mondo è troppo pieno di stimoli sensoriali, spesso violenti a livello di percezione, e che rovinano dentro la mia mente come una cascata di evidentissimi dettagli che è arduo ed incerto montare in una visione d’insieme da cui possano emergere preziosi significati. 

 

Ma quando dal caos assordante su tutti i cinque sensi del vostro mondo dove io vivo sotto attacco sensoriale, io entro a camminare nel bosco, percepisco la fantastica onda travolgente dell’istantaneo abbassamento del volume di tutte le percezioni sensoriali. Queste sensazioni poi diventano meno di numero, meno ammassate e più rarefatte. L’insieme combinato di queste due cose rende di colpo possibile l’accogliere dentro di sé tali percezioni ed avere il tempo e la possibilità di contemplarle e rifletterle. 

 

Per me autistico, la natura è la possibilità di ristabilire un rapporto più umano ed armonico, meno alienante con la realtà che parte dalle solidissime basi della percezione sensoriale. 

 

A volte a camminare con me, poi, ci sono persone che sanno e apprezzano il passeggiare autistico, fatto di consapevolezza condivisa che la relazione tra le persone si costruisca molto di più condividendo il silenzio che travolti da valanghe di parole. 

 

Condividere l’esperienza di contemplare la natura, farlo nel più sacrale silenzio, al mare, in montagna o in qualsiasi contesto naturale lontano dalla civiltà, costruisce dentro di noi relazioni profonde perché raccontarsi tante cose non è conoscersi ma informarsi, forse aggiornarsi, a volte tristemente difendersi. 

 

Conoscersi è cogliere l’unità profonda dell’altro e rendere accessibile la propria, e in questo fare una esperienza insieme e nel silenzio è di una efficacia insuperabile. 

 

Per questo io penso che difesa della natura e comunione profonda tra le persone siano due realtà così correlate perché sono due cammini di ripristino dell’umanità degradata da fretta, confusione e solitudine dello stare insieme senza incontrarsi. 

 

E ritrovare contemporaneamente sia i lenti ritmi della natura che il silenzio profondo della comunione è semplicemente meraviglioso.