N.02
Marzo/Aprile 2020

Perché giudicarmi?

Diversamente in cammino/8

Per me autistico non verbale l’umiltà è una condizione che mi appare assolutamente necessaria per condurre una vita felice nella pace e nella libertà e per questo da anni mi alleno a perseguirla non tanto come una virtù ma come una condizione assolutamente necessaria per vivere.

Intendo dire che ciascuno di noi sviluppa naturalmente una visione, una opinione di sé che naturalmente tenderà a tracimare nella pericolosissima considerazione di sé.

La considerazione di sé è pericolosissima perché se io ad esempio comincio a considerarmi un bravo cuoco poi questa alterazione dell’io continuerà a marcire trasformandosi in identificazione. Smetterò quindi di considerarmi una persona che cucina bene e comincerò a pensarmi come un bravo cuoco che è cosa radicalmente diversa. Un conto è infatti se io penso a me come Federico che cucina bene e un altro è considerarmi un bravo cuoco. È avvenuta una inversione dove non è più una persona ad avere una qualità ma è una qualità a definire una persona.

Ora il problema è che andando in giro per il mio mondo io incontrerò anche persone convinte che io cucini in modo assolutamente ordinario ed altre magari addirittura convinte che io cucini proprio male. E se io mi sono lungamente consolidato nella identificazione con questa mia qualità, queste diventeranno insostenibili attacchi ai fondamenti del mio io.

Siamo alle solite. Della nostra vita possiamo provare ad indirizzare qualsiasi cosa ma non abbiamo potere assoluto su nulla. Per questo io mi alleno ogni giorno a cercare di non avere alcuna opinione di me, né positiva né negativa. Analizzo con cura ciò che ho fatto ieri per capire cosa è stato bene e cosa male, cosa si può fare di più e cosa meglio. Mi impegno nell’oggi per fare meglio di ieri e penso a volte a come gestire ancora meglio il mio domani.

Ma mentre mi impegno in questo fare, valutare, progettare, cerco di evitare che qualcosa si installi come opinione di me.

Chi sono io per avere una opinione di me? E perché sarebbe necessario averla? Perché dovrei giudicare me stesso nel bene o nel male? Sono i miei atti che devo valutare per cercare di sradicare il male e perfezionare il bene. Una opinione di me non mi serve anzi mi intralcia.

Quando tutto questo mi riesce devo dire che è meraviglioso per me essere tutto unificato nel vivere e nel fare del momento presente, senza dover fuggire da miei presunti lati negativi né dover fare l’immane fatica di imporre a tutto il mondo miei presunti lati positivi.

Non è una vita amorale ma che sposta la morale sui miei atti concreti. Io di me, sommamente rispetto il mistero.

 

 

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