N.03
Maggio/Giugno 2020

L’abbraccio tra l’uomo e Dio

Diversamente in cammino/9

Questo bimestre Vocazioni si interroga sulla relazione esistente tra azione dell’uomo e azione di Dio, tra volontà e grazia. Il modo di porre il tema mi appare lontano dalla condizione di vita di noi autistici, soprattutto per chi come me vive un autismo severo, profondo.

Io non sono capace di parlare a livello di sostenere una conversazione. Come potrei imporre alla realtà la mia volontà? Fin da piccolo ho sperimentato lungamente la mia incapacità di agire sulla realtà mentre ero assistito dagli altri quasi in tutto.

Nel mondo non autistico ci si interroga se sia più importante l’azione di Dio o quella dell’uomo, se si cresca più per Grazia o per sforzo morale. Mi appare come una competizione “fare centrica” tra Dio e l’uomo a dire il vero molto sorprendente.

Allora partiamo dalla nostra visione di Dio che fa, che agisce, un Dio che avrebbe l’agenda piena se solo l’uomo gli facesse spazio nella sua vita. Ed ora guardiamo al Verbo che si è fatto uomo per mostrare agli uomini il volto del Padre. Nella sua predicazione Gesù ha camminato per la sua terra, potremmo dire che ha vagato in tante direzioni diverse e solo per lasciarsi incontrare da tante persone diverse.

La struttura logica mi appare sempre la stessa. Gesù arriva in un luogo ed almeno apparentemente per pura casualità incontra un uomo o una donna che entra in relazione con Lui. Alcuni lo vanno a cercare ma la struttura logica non cambia. Gesù si dona, si abbandona alle mille istanze dell’essere umano. E nel suo abbandono nascono parole di infinita dolcezza o di vertiginosa esigenza e durezza.

E la passione di Gesù non è forse un suo radicalizzare l’abbandono all’uomo anche e persino quando l’uomo vuole ucciderlo? E le Sue ultime parole prima di morire in croce non sono state forse di abbandono totale al Padre?

Per questo i potenti di Israele non lo volevano come Messia. Non era un leader dominante ma servente e in questo naturalmente rovesciava la struttura sociale preoccupandosi degli ultimi più che dei primi.

Ed allora se Dio si è così radicalmente abbandonato all’uomo, perché non potrebbe l’uomo abbandonarsi a Dio? Ma non abbandonarsi perché sia Dio ad agire. Dio si è già abbandonato all’uomo nella passione di Gesù. Se l’uomo risponde abbandonandosi a Dio tutto è compiuto. Non c’è più nulla da fare. E’ ovvio che poi nasceranno molte cose da fare ma queste sono solo la conseguenza dell’abbandono reciproco, direi dell’abbraccio tra l’uomo e Dio che permette al divino di dilagare nell’umano con eventi potenti e prodigiosi che riempiono ad esempio la vita dei santi. Analogamente ma più misteriosamente l’umano credo dilaghi nel divino.

Chiedersi se sia più manager efficace l’uomo con la volontà o Dio con la grazia temo sia la tentazione di Adamo sotto l’albero della conoscenza del bene e del male. La tentazione del passaggio dall’abbandono fiducioso e amorevole a Dio all’autonomia di valutazione se non addirittura alla competizione. Da un abbandono di amore l’umanità è fuggita e da sempre lì Dio la attende come il padre del figliol prodigo. Lì un giorno torneremo se non frapporremo ostacoli.

 

 

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