N.06
Novembre/Dicembre 2019

Come una moneta

Diversamente in cammino/6

Alla vocazione tanta gente non ci pensa, soprattutto da giovani. Per noi autistici è molto diverso perché per noi questo è un tema pressante e ricorrente.

 

Avevo pochi anni, non andavo ancora a scuola quando mi resi conto che la mia mente funzionava in modo radicalmente diverso da quella dei miei coetanei. Il mondo mi martellava con troppi stimoli e troppo violenti e che per di più si imponevano nella mia testa in modo disordinato, come una cascata di dettagli che non diventava mai visione d’insieme, che non faceva emergere significati.

 

Non capivo cosa accadeva né cosa avrei dovuto fare per ottenere ciò che desideravo.

 

La mia vita era per me un film totalmente incomprensibile cui io assistevo ma non partecipavo. Perché i visi si deformavano? Perché le persone si scambiavano suoni?

 

Dentro di me, la mia mente poteva portare avanti fino a cinque ragionamenti diversi, paralleli e contemporanei ma che me ne facevo di uno strumento così formidabile se vivevo in un mondo di cui non capivo nulla e dove non ero capace di fare niente?

 

Che senso aveva la mia vita? Qualcuno o qualcosa mi aveva chiamato all’esistenza ma per fare cosa? Io che senso avevo?

 

Lì capii il senso della vocazione. Siamo tutti diversi, ciascuno unico. La tua unicità, caro lettore, immaginala come una moneta. Ora girala. L’altra faccia della moneta è che c’è qualcosa che solo tu puoi fare nell’universo. Cosa? Non è facile scoprirlo finché non ti percepisci come limite. Pensati diversamente abile. Tutti lo siamo. Pensa a quel curioso mix di limiti e qualità che sei tu. Giralo. Il rovescio della trama della tua unicità è la tua vocazione. Più la tua diversità è estrema, come nel mio caso, più trovare la tua missione sarà doloroso e quindi fruttuoso.

 

Io penso che Dio genera l’idea della nostra missione e poi ci dà esattamente i limiti e le qualità che servono. Noi possiamo fare il percorso inverso ma se i tuoi limiti non li vuoi vedere, se non li riconosci parte integrante del progetto che sei, pur nel dolore di portarli e nella fatica di superarli, allora non potrai raggiungere la tua vocazione, quella solo tua, perché Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore. Una volta disperso, vagherai nella vita senza meta, abbagliato da tanti grandi successi che messi in fila non fanno un senso.

 

Ma la mia vocazione? È aiutare mamme angosciate a capire i loro bimbi autistici e dimostrare con la vita che chi è diversamente abile può diventare diversamente felice come me. Chi poteva farlo? Solo io. Nessun’altro ha i limiti necessari. Partendo dai miei grandi limiti io l’ho visto. È luminoso. Ed ho deciso. Io ci provo.

 

 

 

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